Nell’ambito del progetto “Welcome Home”, finanziato con i fondi 8×1000 della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il CIR ha supportato tra le molte l’esperienza di convivenza tra P. ed E.
P. è una donna congolese fuggita dal suo Paese per motivi religiosi e rifugiata in Italia, che è riuscita in pochi anni a realizzare qui un significativo percorso di integrazione, potenziando la sua pregressa formazione sanitaria e raggiungendo così un’occupazione stabile. Tuttavia, a causa di una riacutizzazione della sintomatologia postraumatica, P. si è ritrovata ad affrontare un periodo di profondo malessere psicofisico, che l’ha condotta a un lungo isolamento e alla perdita dell’autonomia professionale.
È allora che E., suo connazionale a sua volta rifugiato, le ha offerto ospitalità nella sua casa di Roma. Fuggito anche lui dal Congo per motivi politici e da poco riunito con moglie e figli a seguito di un lungo e delicato ricongiungimento familiare seguito dall’equipe del CIR, E. svolge ormai stabilmente un lavoro in ambito assistenziale.
Nel corso dei mesi trascorsi insieme, P. ha avuto la serenità e il tempo di riprendere un percorso di cura, anche psicologica, e di ritrovare un benessere nuovo, sempre circondata dal calore di una famiglia. L’esperienza di convivenza le ha inoltre permesso di concentrarsi nuovamente sulla ricerca di un lavoro con rinnovate energie e, finalmente, di tornare a vivere una piena autonomia abitativa in una casa propria.
“E’ stato emozionante vedere come, attraverso un’inversione di ruoli, E. abbia abbandonato il registro retorico che descrive la persona rifugiata sempre e solo come bisognosa per diventare piuttosto un porto sicuro per qualcun altro.”
(Amedeo – operatore sociale del CIR)